VALERIO MONTEVENTI
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Direttore di ‘Zero In Condotta’ e consigliere comunale di Rifondazione Comunista
Il primo scandalo fu causato dalla diversa concezione del lavoro. Il ‘77 è il primo movimento di massa che mette in discussione l’idea che il lavoro sia un elemento di emancipazione delle persone, rifiutandone l’organizzazione capitalista. Bisogna infatti ricordare che fino alla metà degli anni sessanta, la sinistra, soprattutto quella emiliano-romagnola, aveva come figura di riferimento l’operaio specializzato, che non a caso, subito dopo i licenziamenti del ‘52, operati nelle più grosse fabbriche bolognesi metalmeccaniche, diventò artigiano e piccolo imprenditore. Erano persone capaci e molto organizzate. Però un’organizzazione del lavoro diversa, avrebbe prodotto la fine di questa figura, facendo emergere con forza che non era più possibile emanciparsi attraverso il lavoro. In secondo luogo il ‘Movimento’dava vita ad una figura sociale teorizzata allora da un intellettuale di area P.C.I. (Alberto Asor Rosa), che era il soggetto non garantito. Secondo questo Asor Rosa esistevano infatti due società: quella dei garantiti e quella dei non garantiti. Questi ultimi, per il tipo di composizione sociale che li caratterizzava, potevano diventare un elemento di contrasto per la società dei garantiti, quella in pratica composta dai lavoratori salariati. Questa situazione, teorizzata allora, è oggi diventata realtà generalizzata.

 

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