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[…] Avevo 17 anni e passavo le mie giornate tra la scuola, il lavoro e la vita di quartiere. Prendevo parte a tutte le manifestazioni sul dissenso, anche se non capivo molto di quello che mi accadeva attorno, avevo una gran voglia di ribellione, ma non riuscivo a spiegarla a me stesso, figuriamoci agli altri.
Il messaggio del punk era:
“Vai e fallo”, ed io lo presi alla lettera.
[…] Tutto è finito perché non ci può essere continuità dove non esistono le strutture. |
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