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A Bologna in quegli anni c’era di tutto, una creatività molto diffusa su tutti i campi, musica e fumetto, ma anche arte e spettacolo in generale. C’erano dei grandi talenti oggi dispersi, o disillusi. Si credeva che fosse possibile di tutto, forse perché eravamo dei ragazzi, ma anche perché, ritengo, era l’aria del periodo, una sorta di risveglio futurista in cui tutte le arti convergevano in un progetto totale. Si parlava di multimedialità, un termine allora odioso e oggi solamente ridicolo, ma le cose avevano dei punti di riferimento, perché oltre ai discorsi si faceva, si suonava, si disegnava, si stampava, si vendeva, si organizzavano feste. C’era l’impressione di partecipare a un grande rinnovamento. A pensarci bene era piuttosto esaltante. |
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